In una società in cui tutto abbonda manca la cultura del dolore e il rispetto per chi soffre.
Viviamo in una società in cui tutto abbonda: beni, offerte, cibo, contenuti. Ma manca qualcosa di essenziale: la cultura del dolore. E, con essa, il rispetto profondo per chi soffre. Il dolore mette a disagio. Non si può sistemare in fretta, non fa guadagnare, non si posta volentieri. Eppure oggi, nel silenzio del Venerdì Santo, il dolore trova casa. Oggi si fa memoria di un’umanità che soffre, cade, si spezza. Di un corpo trafitto, di un grido che sale, di un silenzio che avvolge tutto. È un giorno che ci ricorda che il dolore ha un posto. Che non va ignorato, saltato, nascosto dietro un sorriso di circostanza. Chi soffre non ha bisogno di soluzioni immediate. Ha bisogno di essere visto, riconosciuto, accompagnato. Sento spesso donne dirmi: “Mi sento in difetto.” “Non dovrei stare così.” “Mi sento in colpa.” Ma non è così che si guarisce. Non è così che si onora la vita. Forse oggi possiamo fermarci un attimo. E dare dignità a ciò che fa male. Anche se non lo comprendiamo, anche se no...