Oggi ti racconto di me e di quando mi sono chiesta: "ma questa vita la sto scegliendo o solo sopportando?"
Non dimentico quel pomeriggio.
Era uno di quei pomeriggi in cui la fibromialgia la faceva da padrona, ero sul divano, lo sguardo perso nel vuoto, il corpo contratto in mille punti.
Un dolore che conoscevo fin troppo bene: non urlava, ma mordeva piano.
Un dolore che sembrava dire: “ci sono anche io, ascoltami.”
E all’improvviso mi รจ scappata quella frase.
Cosรฌ, senza pensarci troppo.
Ma come fosse sempre stata lรฌ, in attesa di uscire:
“๐ ๐ฎ ๐พ๐๐ฒ๐๐๐ฎ ๐๐ถ๐๐ฎ… ๐น๐ฎ ๐๐๐ผ ๐๐ฐ๐ฒ๐ด๐น๐ถ๐ฒ๐ป๐ฑ๐ผ ๐ผ ๐๐ผ๐น๐ผ ๐๐ผ๐ฝ๐ฝ๐ผ๐ฟ๐๐ฎ๐ป๐ฑ๐ผ?"
Mi ha fatto tremare.
Perchรฉ ho capito che da tempo non sceglievo piรน.
Facevo.
Mi adattavo.
Portavo avanti tutto come se fossi un'automa ben programmato.
Senza mai fermarmi a chiedermi: “๐ ๐ฎ ๐ถ๐ผ, ๐ถ๐ป ๐๐๐๐๐ผ ๐พ๐๐ฒ๐๐๐ผ, ๐ฑ๐ผ๐๐ฒ ๐๐ผ๐ป๐ผ?”
E intanto il corpo parlava.
Parlava da mesi, da anni forse.
Solo che io non avevo tempo, non avevo spazio, non avevo coraggio per ascoltarlo.
Fibromialgia, dicevano.
Ma per me era diventata quasi un’identitร : “Io sono quella con la fibromialgia.”
Quella che sorride e dice che va tutto bene, anche se dentro si sente in frantumi.
Quella che sopporta.
Quella che regge.
Quella che si mette da parte, che tiene duro, che non chiede mai.
E poi ho capito.
Che quel dolore non era solo un nemico.
Era un messaggero.
๐ข๐ด๐ป๐ถ ๐๐ถ๐ป๐๐ผ๐บ๐ผ ๐ฒ๐ฟ๐ฎ ๐๐ป๐ฎ ๐๐ผ๐ฐ๐ฒ ๐ฑ๐ฒ๐น ๐บ๐ถ๐ผ ๐ฐ๐ผ๐ฟ๐ฝ๐ผ ๐ฐ๐ต๐ฒ ๐บ๐ถ ๐ฑ๐ถ๐ฐ๐ฒ๐๐ฎ: "๐ง๐ ๐ป๐ผ๐ป ๐ฝ๐๐ผ๐ถ ๐ฐ๐ผ๐ป๐๐ถ๐ป๐๐ฎ๐ฟ๐ฒ ๐ฎ ๐ถ๐ด๐ป๐ผ๐ฟ๐ฎ๐ฟ๐๐ถ ๐ฐ๐ผ๐๐ถ'"
La tensione, la fatica, il non dormire, il dolore ovunque…
erano come una mappa.
Una guida che indicava ciรฒ che avevo sepolto:
๐ le emozioni non espresse,
๐ le scelte mai fatte,
๐ i bisogni messi a tacere.
Il corpo ricordava tutto quello che la mia mente cercava di cancellare.
E allora ho iniziato, lentamente, a pormi nuove domande:
“๐ ๐๐ฒ ๐ถ๐บ๐ฝ๐ฎ๐ฟ๐ฎ๐๐๐ถ ๐ฎ๐ฑ ๐ฎ๐๐ฐ๐ผ๐น๐๐ฎ๐ฟ๐บ๐ถ?”
“๐ ๐๐ฒ ๐ถ๐น ๐บ๐ถ๐ผ ๐ฐ๐ผ๐ฟ๐ฝ๐ผ ๐ป๐ผ๐ป ๐ณ๐ผ๐๐๐ฒ ๐ฟ๐ผ๐๐๐ผ, ๐บ๐ฎ ๐๐๐ฎ๐ป๐ฐ๐ผ ๐ฑ๐ถ ๐ฒ๐๐๐ฒ๐ฟ๐ฒ ๐ถ๐ด๐ป๐ผ๐ฟ๐ฎ๐๐ผ?”
“๐ ๐๐ฒ ๐ฝ๐ผ๐๐ฒ๐๐๐ถ ๐ฑ๐ฎ๐๐๐ฒ๐ฟ๐ผ ๐๐บ๐ฒ๐๐๐ฒ๐ฟ๐ฒ ๐ฑ๐ถ ๐๐ผ๐ฝ๐ฟ๐ฎ๐๐๐ถ๐๐ฒ๐ฟ๐ฒ… ๐ฝ๐ฒ๐ฟ ๐ฐ๐ผ๐บ๐ถ๐ป๐ฐ๐ถ๐ฎ๐ฟ๐ฒ ๐ฎ ๐๐ถ๐๐ฒ๐ฟ๐ฒ?”
Da lรฌ non รจ stato facile.
Ma รจ stato vero.
E ogni passo – anche il piรน piccolo – mi riportava a me.
Un “no” detto con fatica.
Una richiesta d’aiuto.
Un momento di silenzio per sentirmi.
E il corpo ha iniziato a cambiare.
Non a guarire, non del tutto.
Ma a respirare. A sciogliersi.
A fidarsi di nuovo di me.
Se anche tu ti sei chiesta come รจ successo a me se questa vita la stai scegliendo o solo sopportando, sappi che non sei sola.
E che il tuo corpo, anche se a volte ti sembra un nemico, sta solo cercando di aiutarti a tornare a casa.
๐ก๐ผ๐ป ๐๐ฒ๐ถ ๐ป๐ฎ๐๐ฎ ๐ฝ๐ฒ๐ฟ ๐๐ผ๐ฝ๐ฝ๐ผ๐ฟ๐๐ฎ๐ฟ๐ฒ.
๐ฆ๐ฒ ๐ถ๐น ๐๐๐ผ ๐ฐ๐ผ๐ฟ๐ฝ๐ผ ๐ด๐ฟ๐ถ๐ฑ๐ฎ, ๐ณ๐ผ๐ฟ๐๐ฒ ๐ฒ' ๐ฝ๐ฒ๐ฟ๐ฐ๐ต๐ฒ' ๐น๐ฎ ๐๐๐ฎ ๐ฎ๐ป๐ถ๐บ๐ฎ ๐ฒ' ๐๐๐ฎ๐ป๐ฐ๐ฎ ๐ฑ๐ถ ๐ฒ๐๐๐ฒ๐ฟ๐ฒ ๐๐ถ๐๐๐ถ๐๐ฎ.
Puoi continuare a tenere tutto dentro, a funzionare, a dire che va bene…
oppure puoi iniziare a chiederti davvero:
“๐๐ผ๐๐ฎ ๐๐๐ฐ๐ฐ๐ฒ๐ฑ๐ฒ๐ฟ๐ฒ๐ฏ๐ฏ๐ฒ ๐๐ฒ, ๐ฝ๐ฒ๐ฟ ๐๐ป๐ฎ ๐๐ผ๐น๐๐ฎ, ๐๐ฐ๐ฒ๐ด๐น๐ถ๐ฒ๐๐๐ถ ๐บ๐ฒ?”
ร da lรฌ che comincia la libertร .
E a volte basta un primo passo.
Io sono qui, se vuoi questo viaggio possiamo farlo insieme.
๐๐๐ง ๐๐๐๐ง๐ค๐ก๐ค๐ซ๐ ๐จ๐๐ง๐๐ฉ๐ฉ๐ค ๐๐ ๐๐๐ก๐๐ง๐๐ฉ๐ ๐ผ๐ก๐๐๐ฃ๐ค ๐๐ฃ๐จ๐๐๐ฃ๐๐ฃ๐ฉ๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐ก๐ ๐๐๐
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